Lo scorso ottobre assieme a mio marito sono tornata in Perù dopo nove anni. Tante cose sono cambiate nel frattempo e l’impressione è subito positiva durante il tragitto attraverso l’infinita periferia di Lima.

I dati economici dicono che il Peru vive un felice momento, ma il benessere non è per tutti.

Arriviamo al quartiere La Victoria, alla Casa delle Sorelle ministre della Carità di San Vincenzo De Paoli che sorge qui con il Collegio Libardoni. Siamo accolti affettuosamente come in famiglia, è bello rivedersi, ma sono preoccupata perché ho il compito di dire che l’aiuto di “Pane Condiviso” è ogni anno più esiguo a causa della crisi; l’Europa con i suoi problemi è tanto lontana da qui spero di riuscire a presentare la situazione.

Il mattino seguente andiamo a visitare il PROGETTO EL AYNI. Ad Armatambo non è cambiato molto, ci troviamo ancora di fronte a una periferia povera, abbarbicata su una montagna di sabbia. Il pensiero è sempre il medesimo: speriamo che non piova, altrimenti qui frana tutto, ma siamo nel deserto ed effettivamente non piove mai. Dopo le prime pendici le strade terminano e le fitte casette sono collegate solo da sentieri da percorrere a piedi, in salita, trasportando bambini, acquisti e pesanti boccioni di acqua, perché qui non c’è acquedotto. Quanto deve essere difficile vivere in queste condizioni!

Parliamo a lungo con il dott. Josè che ci spiega come si è trasformato il precedente progetto di sostegno scolastico, perché lo stato, finalmente, si e assunto più responsabilità per l’istruzione primaria e fornisce ora il doposcuola, servizio che per diversi anni era stato organizzato da Josè con il sostegno di Pane Condiviso.

Resta ancora viva la necessità di occuparsi dei bambini più svantaggiati: qui c’è tanta povertà e anche violenza domestica, scarsa affettività dei genitori verso i figli, famiglie disgregate, disagio psicologico e mentale. Ora si può sperare in un’azione didattica più efficiente e i bambini sono custoditi per molte ore al giorno, ma questo non è sufficiente per frequentare con profitto se si va a scuola con paura, scarsa fiducia in se stessi, rabbia e aggressività oppure depressione. Bisogna affrontare questi problemi per aiutare i bambini e le loro famiglie.

In tutto il Sud America c’è una forte attenzione per la salute mentale e durante tutto il viaggio ho potuto constatare quanto questi aspetti siano di attualità. Come potrebbe prestare attenzione a scuola un bambino che forse non ha cibo sufficiente, ma ha ancora più fame di affetto da parte di una famiglia disinteressata e quasi assente? Qui è frequente che i padri non si interessino dei loro figli e che considerino lecito picchiare mogli e prole per futili motivi.Talvolta anche le madri stesse sono molto distaccate.

Questo aspetto poi si riflette a scuola, dove si notano spesso comportamenti disturbati, perciò si lavorerà per combattere la “deseperanza aprendida”, ovvero aver imparato a sentirsi indifesi e impotenti a cambiare le proprie condizioni di vita. Sviluppare empatia e resilienza aiuterà i bambini e le famiglie a relazionarsi in modo positivo e prevenire comportamenti asociali.

Aiutare i bambini di Armatambo resta quindi la missione di sempre: si procede in modo nuovo e si mantiene ciò che aveva ben funzionato nel precedente progetto del doposcuola: la cura del rapporto con insegnanti e genitori, il rinforzo dell’autostima, gli interventi medici e psicologici, personalizzati dove necessario.

Visitiamo anche la scuola “Sagrado Corazon de Jesús”, conosciamo i bambini e due splendide insegnanti, veramente motivate a dare ai loro allievi una chance nella vita, a fare il possibile perché la loro esistenza non sia già segnata a sei, sette anni. Resto veramente ammirata.

Più tardi incontriamo anche la “Scuola dei genitori” e sono felice di vedere che è un bel gruppo e ci sono ben due papà! Non so come stia funzionando, ma penso che per questi genitori è un bel investimento di tempo e fatica, se consideriamo solo lo sforzo che costa scendere e risalire a piedi su questo monte di sabbia senza strade dopo una giornata di lavoro. Che siano numerosi mi pare già un bell’inizio.

Il giorno seguente fa ancora buio quando partiamo per CHIQUIAN.Il viaggio e lungo, circa nove ore, con un dislivello di 4500 metri, e finalmente attraversiamo l’arco di ingresso della cittadina e giungiamo direttamente al COMEDOR: non c’è più la fila dei bambini al termine delle lezioni, solo qualche anziano.

Vengono forniti circa 50 pasti al giorno, molti portati a domicilio. E’ un drastico calo ed è una buona notizia: lo stato peruviano, con l’obbligo del doposcuola, ha imposto pure quello di attrezzare le mense scolastiche; un bel progresso per i bambini del Perù! Un sollievo per me, perché devo comunicare che le donazioni sono in calo e che purtroppo potremo aiutarli di meno, che le nostre famiglie devono ora affrontare problemi che qualche anno fa in Italia nessuno avrebbe immaginato.

Conosciamo i bambini e le ragazzine della CASA FAMIGLIA HOGAR man mano che tornano da scuola. Naturalmente non sono quelli che avevamo conosciuto 9 anni fa, tranne una ragazza che rivediamo ormai quasi maggiorenne!

E’ meraviglioso constatare quanto siano sereni e gioiosi questi bambini che hanno vissuto storie dolorose, come si comportino da fratelli e quanta tenerezza abbiano per il più piccino che sgambetta col suo biberon in mano e viene coccolato da tutti. Faccio i miei complimenti alle due giovani suore, le “mamme” di questa famiglia. Suor Carmen mi avverte poi che i traumi subiti sono accantonati dall’allegria dell’infanzia e dall’ambiente sereno, ma si ripresenteranno in tutta la loro drammaticità nell’adolescenza: ci sono tragedie che non si possono superare, si può solo imparare a convivere. So che queste suore sono qui con tutto il loro cuore e con tutta la loro grande competenza professionale proprio per questo. Visito anche la saletta per i colloqui con la psicologa: davvero ne ha fatta tanta di strada questo Hogar!

Al tempo di madre Edi, che lo ha fortemente voluto e realizzato con il vostro aiuto, si dovevano portare i bambini dallo psicologo e dal medico fino a Huaraz, sveglia all’alba e quattro ore di corriera. Lo stato offre questo servizio a domicilio: una volta al mese la psicologa scolastica viene a prendersi cura dei singoli bambini, a verificare i progressi e assegnare piccoli compiti per il mese successivo, passi avanti verso la serenità. Fa davvero bene il tribunale dei minori ad affidare a questo Hogar i bambini più traumatizzati, peccato che non assegni loro alcun contributo!

Recentemente Suor Maria Mercedes ha scritto che, per far fronte al problema economico, ha finito per accettare un posto di insegnante: mi dispiace che debba dedicare lì tempo ed energie.

Giungiamo a HUARAZ ed entriamo nella missione. La prima cosa che notiamo è la CASA PER MAGGIORENNI, nuova, arredata e abitata da quattro ex ragazzine della Casa famiglia di Chiquian. Tre sono universitarie con borsa di studio statale, la quarta frequenta con entusiasmo la scuola infermieri, non ha borsa di studio ma è affidata al nostro aiuto. Una quinta ragazza ha da poco lasciato questa piccola comunità per rientrare in famiglia e continuerà gli studi grazie alla sua “ beca”, borsa di studio statale. Da Chiquian arriveranno poi le ragazze che stanno concludendo la scuola: è la realizzazione di un progetto che abbiamo seguito per anni con trepidazione, bisognava dare continuità all’ Hogar di Chiquian e ora possiamo essere contenti; per queste ragazze, partite svantaggiate nella vita, è davvero un grande risultato; sono impegnate a tenersi stretta la loro borsa di studio e sono grate e affezionate a Suor Dora, la loro “mamma” per tanti anni; quando hanno saputo che non stava bene, per andarla a salutare hanno investito le loro poche risorse di studentesse in un biglietto per Chimbote, dove Suor Dora si occupa ora di una mensa per i poveri e da dove manda a tutti noi un affettuoso ricordo e il suo “MANDI”.

La casa delle maggiorenni e ben strutturata: al pianterreno c’è un ampio spazio comune con postazione pc, angolo cottura, zona pranzo e soggiorno. Al piano superiore ci sono le camere tutte con bagno. Le ragazze si gestiscono autonomamente tutto come Suor Dora aveva sognato, progettato e seguito passo passo, fino a questa bella realizzazione. Ora che il più è fatto tocca a noi dare seguito a questo bellissimo progetto che consente a giovani senza famiglia di iniziare la vita adulta con un prezioso titolo di studio.

All’ora di pranzo bambini e adulti affluiscono al COMEDOR EMAUS in vari turni: sono davvero tanti (c.a. 200 al giorno) e sono davvero poveri! Intere famiglie, scolaretti, anziani, disabili che qui mangiano e affidano le loro pene a Suor Casimira, sempre presente con grande attenzione e disponibilità; quando può interviene con un aiuto, un consiglio e sempre con affetto. Qui si incontra una umanità davvero sofferente! Il nostro aiuto e il piccolo orto della missione non coprono certo il fabbisogno. Il comune di Huaraz interviene fornendo olio e riso che bastano fino alla seconda settimana del mese. Ho visto la dispensa: scarse scorte di patate, ma abbondanti e colorate provviste di spezie!

Stiamo ripartendo per tornare a Lima quando ci dicono che il vescovo vuole riceverci, cosi incontriamo Monsignor Eduardo che ci accoglie con grandissima cordialità, ringrazia tutti voi per il sostegno e chiede di continuare ad aiutare i SEMINARISTI agli STUDI SUPERIORI, gli anni di teologia. Per fortuna abbiamo un fedelissimo sostenitore che da anni dona per questo fine. In questo progetto sosteniamo anche un universitario (laico), all’ultimo anno, che per motivi di salute non può più essere aiutato dalla famiglia, la quale anzi ha bisogno del suo apporto. L’iscrizione è fatta, ora studia e lavora e con un altro nostro piccolo supporto arriverà in breve alla laurea.

Torniamo a Lima: una grande accoglienza per Pane Condiviso al Collegio Mons. Libardoni! In questo Istituto vengono educati alunni dalla scuola dell’infanzia alle superiori e oltre alle attività curricolari c’è una grande offerta formativa: informatica, musica, danza, attività sportive e molto altro.

Tutto questo ha un ruolo importante nel quartiere di La Victoria, una zona disagiata che ospita questa scuola di qualità la quale accoglie molti bambini che non possono pagare la retta e li mette alla pari con i più fortunati.

Saremo ancora in grado di aiutarli col progetto BORSE DI STUDIO SUOR EDVIGE CONTARDO? Io spero di sì, magari con il prezioso apporto del 5×1000!

Un grazie a tutti voi che vi impegnate fedelmente per una maggior giustizia.

Daniela Cargnello