Il 14 agosto, appena giunti a Lima, mio marito ed io abbiamo contattato Suor Magloria che ci ha accompagnati a visitare il maglificio “El Ayni” ad Armatambo, una periferia prossima (non distante dal quartiere Barranco), povera ma ancora dignitosa nella sua povertà. Le case sono in cemento, a più piani, spesso i pavimenti sono di terra battuta; abbiamo visto stanze senza finestre; tutto è eternamente in costruzione, al grezzo, non c’è impianto urbanistico, ma se la prima impressione è stata desolante in seguito abbiamo visto ben di peggio e ora Armatambo ci pare un quartiere più fortunato di altri. A “El Ayni” abbiamo portato i saluti “Pane Condiviso”, ci hanno accolti molto calorosamente e accompagnati a visitare la fabbrica. Producono cose molto belle, piuttosto costose per i prezzi locali, vendono negli USA e in Germania, vorrebbero vendere in Italia, ma non ce la fanno. Il lavoro è calato rispetto al passato e questo ha fatto sì che diverse famiglie, rimaste senza lavoro, siano andate via dal quartiere in cerca di fortuna. All’ultimo piano dell’edificio abbiamo trovato una famigliola alloggiata provvisoriamente: un’operaia del maglificio vive accampata tra i macchinari con tre figli e l’anziana madre paralizzata. Non potendo pagare l’affitto è stata buttata fuori casa e Suor Magloria Alvarado l’ha trovata piangente, seduta sulla soglia. E’ stata accolta nella fabbrica. Si cerca una soluzione, ma i mezzi economici sono scarsissimi. Il giorno seguente siamo andati al Collegio Libardoni e abbiamo trovato oltre Suor Alicia, Suor Carmen, Suor Rosario, le altre consorelle peruviane di Suor Edi e pure Suor Lucia e Suor Rita in visita da Novara.. Il “Collegio Mons. Libardoni” è una bella scuola, frequentata da bambini di famiglie che non hanno i problemi di quelle di Armatambo e cercano di dare una buona istruzione ai loro figli. La scuola pubblica infatti è molto carente. Ce lo diceva spesso Suor Edi, ce lo hanno confermato amici di Lima e anche varie altre persone. Ma la scuola ha i suoi costi e molte famiglie avevano iniziato a ritirare i figli dal “Libardoni“ perché non ce la facevano più. Visto il fenomeno dell’impoverimento delle classi medie, Pane Condiviso è intervenuto alcuni anni fa con le borse di studio intitolate a Suor Edvige Contardo, così si dà una mano a qualche famiglia e una mano alle suore che nella Collegio Libardoni hanno la principale fonte di reddito, .per se stesse e per finanziare le loro opere. Più di recente è stata fornita da Pane Condiviso l’aula informatica, infatti nessuno iscrive i figli ad una scuola che non insegni informatica. Grande è stata la gratitudine espressa dalle consorelle e dagli insegnanti per tale aula. Quella sera stessa siamo partiti per Huaraz in corriera. Sono circa 9 ore di un viaggio che porta da Lima, sul livello del mare, alle Ande della Cordillera Blanca attraverso un passo a 4500 metri, ma non abbiamo visto nulla, perché dopo le periferie di Lima il buio è totale. Siamo arrivati alle cinque del mattino, era ancora notte e alla fermata c’era Suor Giovanna ad attenderci. Pure col buio si vedeva che Huaraz è una città cresciuta malamente dopo il terremoto del 1970 e non corrisponde alla nostra idea di città. La casa Emmaus con il “Comedor” formano un centro semplice, ma ordinato, povero ai nostri occhi, ma non per la situazione locale. E’ interamente costruito in muratura, con vari edifici aggiuntisi alla prima donazione fatta dal missionario altoatesino Padre Paulo e c’è una bella chiesa. Un orto abbastanza grande fornisce verdure per le suore e per il comedor. C’erano mucchi di zucche e una parte era già stata mandata al comedor di Chiquian che si trova a quattro ore di macchina, più in alto, più al freddo e non dispone di molti ortaggi. In mattinata siamo stati al mercato con Suor Giovanna che ha acquistato quattro chili di polmone, le proteine per quel giorno. Al mercato e per strada si vedono cose dure da digerire. All’uscita dalla scuola i bambini arrivano al comedor a mangiare in più turni, allegri e rumorosi come tutti gli scolari del mondo. Assieme ai bambini arriva pure qualche adulto, tra cui la mamma di uno scolaro che avevo visto tornando dal mercato mentre tentava di vendere gelato da un minuscolo triciclo attrezzato e nessuno comprava. Ci hanno poi detto che questa donna aveva a casa altri due piccoli, sordi, e che diventavano progressivamente ciechi. Abbiamo provveduto a farli visitare per vedere se c’è possibilità di cura e di aiutarli con la collaborazione delle suore e di “Pane Condiviso”. A Huaraz abbiamo incontrato le volontarie Elena e Laura entrambe della provincia di Novara. Ci raccontano che alla casa Emmaus sono ospitati 6 ragazzi handicappati (sordità, handicap mentale etc.) e ci informano che al comedor mangiano ogni giorno circa 150 persone, il numero è variabile. Loro tengono un elenco e chiedono un piccolo contributo. I ragazzi delle superiori pagano un sol e mezzo, i bambini della materna e delle elementari mezzo sol (un sol vale 25 centesimi di Euro). Circa una ventina non danno nulla, non possono. Dalle istituzioni il comedor riceve pochissimo, ma si deve tener conto che ci sono ben altri 150 comedores nella provincia di Huaraz. Il comune passa due sacchi di riso e 5 litri di olio al mese, la metà del riso necessario. Lo stato dà un piccolo contributo e una o due volte all’anno l’organizzazione salesiana “Mato Grosso” fornisce qualche derrata. Il rincaro dei prezzi crea altre difficoltà. Il pane è più caro di prima: “con un sol si compravano 10 panini, ora solo 7” ci dicono. L’aiuto di “Pane Condiviso” e perciò fondamentale. Il pranzo è costituito da una pietanza accompagnata da riso. La cucina peruviana è gustosa e varia, meriterebbe essere conosciuta, le cuoche devono essere molto brave e dai pentoloni usciva un profumino invitante contro ogni nostra previsione: i bambini che lo desideravano ricevevano un’altra razione e un’altra ancora. Le suore sanno che spesso è l’unico buon pasto caldo della giornata. La mattina seguente siamo partiti per Chiquian con Suor Alicia, la provinciale, Suor Carmen al volante e le suore italiane, più Elena con il piccolo Josepino di due anni che era stato accompagnato dal medico. E’ un viaggio di quattro ore, dai 3000 metri di Huaraz si sale a un passo di 4500 su una strada asfaltata che serve una miniera di oro, rame, zinco. Poi, abbandonata la strada asfaltata della miniera e si scende per una interminabile strada bianca, sconnessa, fino ai 3380 metri di altitudine di Chiquian. Chiquian è come il fondo di un catino in mezzo alle Ande altissime che la circondano. A Chiquian tutto costa il quadruplo che a Huaraz a causa del trasporto. E lì non si produce granché: è una brutta situazione. Ecco perché la “Chacra”, il famoso campo recintato di Suor Edi, è una vera ricchezza: intanto è un terreno piano e situato praticamente in paese ( mentre altri devono coltivare lontano, sulle pendici altissime delle montagne), poi perché qualsiasi ortaggio è prezioso a Chiquian. Alla chacra vengono pure allevati conigli, porcellini d’India e due pecore. Al comedor di Chiquian mangiano circa 80 bambini e 20 anziani. Negli anni scorsi erano di più. Ora sono stati aperti altri refettori in paese e i bambini sono diminuiti, mentre aumentano gli anziani. Alcuni bambini si fermano alla refezione ma sono pochi. I più prelevano il pranzo e lo portano a casa per tutta la famiglia. Quelli che possono danno un minimo contributo, ma non tutti. Il comedor aveva in passato un contributo dalla PRONA, ora invece riceve qualcosa dal municipio, ma molto poco. I bambini necessitano oltre che del pasto quotidiano anche di vestiario e del necessario per la scuola. In passato c’è stato anche un servizio di infermeria con distribuzione di qualche medicinale, ora non più; gli scaffali sono completamente vuoti, la gente lo sa e non passa più a chiedere. Abbiamo lasciato i medicinali raccolti da Dora a Pontebba. C’è poi l’HOGAR o casa famiglia, con sei ragazzine e due maschietti uno di 12 e l’altro di nemmeno tre anni. Due sorelle ormai maggiorenni frequentano l’università di Huaraz. Ne abbiamo conosciuta una tornata “a casa” per le vacanze. Suor Alicia preferisce avere qualche bimbo in meno nell’Hogar, ma sostenerlo fino in fondo come in una vera famiglia. Altri bimbi sono attesi nei prossimi mesi. Se ne occupano Suor Dora e Suor Francisca aiutate da Elena la volontaria italiana. L’ultimo sogno di Suor Edi, la casa per anziani, sta per essere realizzato come centro diurno con mensa, bagni, infermeria.

Felice e Daniela Colonna